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    Il Laboratorio è lontano dalla Strada

    È passato oltre un secolo dall’ adozione delle pedivelle sulle biciclette ed ancora si discute sul loro utilizzo ottimale! 

    Quale è la cadenza di pedalata ideale, quale la giusta lunghezza delle pedivelle? 

    Centinaia di lavori scientifici sono stati pubblicati su riviste prestigiose, ma i risultati, come spesso accade, sono stati contraddittori e non risolutori. 

    Le ragioni sono molte, ma a mio avviso queste sono le più significative: 

    - i partecipanti alla maggior parte degli studi non erano ciclisti ma soggetti normali 

    - pedalare in laboratorio, su cicloergometro o su simulatori, è diverso dal pedalare su strada o su pista 

    - la maggior parte degli studi ha valutato solo intensità di sforzo modeste (200-250 watts); solo pochi autori hanno esplorato 300 wats, mentre sappiamo che i ciclisti raggiungono intensità molto più elevate 

    - praticamente in tutti gli studi i soggetti pedalavano sempre seduti, ad intensità costante, mentre i ciclisti sulla strada alternano tratti sulla sella a tratti sui pedali, e la andatura è tutt’ altro che costante 

    - la maggior parte degli autori degli studi sono valenti scienziati, fisiologi di laboratorio, con esperienza e mentalità lontane dalla pratica sportiva agonistica. 

    Per queste ragioni le conclusioni di questi studi hanno poca utilità pratica. 
    Solo quando i fisiologi usciranno dai loro laboratori e si dedicheranno allo studio di ciclisti di alto livello le informazioni saranno applicabili sugli atleti. 

    Qualche ricercatore (Med. Sci. Sports Exerc., 2001; 33: 1361-1366) ha valutato le cadenze di pedalata dei ciclisti professionisti durante le competizioni, rilevando che gli atleti utilizzano cadenze più elevate di quelle considerate come ideali negli studi di laboratorio. 

    Swaine e Wilcox (Med. Sci. Sports Exerc., 1992; 24: 1123-1127) in uno studio originale e brillante hanno fatto pedalare sulle loro bici alcuni ciclisti agonisti su un tapirulan in salita al 10%, sia in posizione seduta che sui pedali, a cadenze costanti di 41 RPM e 84 RPM, rilevando un netto vantaggio alla cadenza più alta. 

    Può essere interessante mostrare gli effetti della cadenza di pedalata su Tony Rominger (Bordeaux 1994) impegnato su pista in 5 prove di 5 km a partenza lanciata, percorse alla stessa velocità (tra 54.79 e 54.96 km/h) utilizzando rapporti (e dunque cadenze di pedalata) diversi.

    (T sta per Tempo; V è la Velocità in Km/h; rapporto è lo sviluppo in m; FC è Frequenza Cardiaca; [LA] sta per concentrazione di Acido Lattico in mM/l). 

    Cadenze di pedalata di 102-103 RPM corrispondono a concentrazioni di acido lattico più basse rispetto a cadenze di 97 e 107 RPM. 
    Ovviamente queste osservazioni riguardano un singolo atleta, ma è l’ individuo atleta che va valutato caso per caso, piuttosto che la significatività statistica del comportamento di un gruppo di atleti. 

    18 Feb 2004
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