TdF - La Corsa Più Dura
30 Giu 2004
L' evoluzione della locomozione umana ha sviluppato nel corso di centinaia di migliaia di anni due possibilità: il cammino e la corsa.
A questo processo evolutivo del tutto estraneo è il ciclismo, il cui gesto è una novità degli ultimi due secoli; nulla in confronto ai tempi necessari agli adattamenti propri della evoluzione.
Il camminare è una deambulazione poco traumatica per muscoli e articolazioni , di intensità moderata, con un consumo energetico relativamente basso per unità di tempo e dunque può essere mantenuta a lungo e ripetuta ogni giorno senza problemi.
La corsa consente velocità ed intensità assai più elevate, con grande dispendio energetico, ma essendo molto traumatica per muscoli ed articolazioni, non può essere mantenuta per molte ore per più giorni di seguito, pena l' insorgere di infiammazioni e lesioni.
Il ciclismo unisce e somma le caratteristiche delle due deambulazioni: è poco traumatico, consente intensità elevate con grande dispendio energetico e può essere ripetuto per più giorni consecutivi, con durate prolungate di sforzo.
Se da un lato la bicicletta si è imposta come un sistema di locomozione molto efficiente, l' esasperazione del ciclismo agonistico e professionistico in particolare, ha proposto nuove problematiche per l' organismo, probabilmente non previste nel processo evolutivo dell' uomo.
Il Tour de France è la corsa a tappe più impegnativa al mondo: la ripetizione di sforzi intensi e prolungati ogni giorno, in situazioni climatiche spesso estreme, richiede consumi energetici straordinari, fino a 6000-7000 kcal al giorno, che devono essere compensati da un' adeguata "supernutrizione".
Questa comporta un sovraccarico dell' apparato digerente, fegato e reni in misura sicuramente non prevista dal processo evolutivo, se pensiamo a quanto era difficile nel passato procurarsi giornalmente simili quantità di calorie.
In situazioni di caldo estremo , non rare al Tour de France, si rende necessaria anche una "superidratazione" con ingestione anche oltre i 10 litri giornalieri di fluidi, per rimpiazzare le perdite da sudorazione: anche questa esigenza non compare nella storia evolutiva della razza umana.
Le intensità di sforzo elevate, prolungate e ripetute che sono proprie solo del ciclismo stressano anche gli apparati respiratorio, cardiocircolatorio e renale come nessuna altra attività sportiva.
E' documentata nella letteratura medico-sportiva una serie di vere e proprie lesioni (fortunatamente per lo più reversibili) delle cellule e funzioni di questi apparati; lesioni che devono essere prevenute e curate con opportune strategie di allenamento, nutrizione e supplementazione, nei limiti consentiti dai regolamenti sportivi e legislativi, che a loro volta devono tener conto di queste esigenze.