TdF 2003 - Diario
29 Lug 2003
- 4 Luglio 2003 -
Introduzione al Tour de France
RECUPERARE! E' questa l' esigenza primaria del corridore impegnato nelle 3 settimane di corsa del Tour de France.
Già nei giorni che precedono il prologo la tensione e la pressione di media e sponsor può giocare un ruolo importante per quei corridori che puntano al successo finale.
L' attitudine a convivere con queste incombenze , cosi come
l'esperienza accumulata in anni di professionismo possono alleggerire il peso dell' attesa, comunque sempre poco gradita ai corridori, per i quali la partenza è una sorta di liberazione.
RISPARMIARE ENERGIE in corsa , muovendosi all' interno del plotone protetti dai compagni di squadra, pedalare nelle prime posizioni è fondamentale per il recupero giorno dopo giorno, al pari della corretta alimentazione ed idratazione.
IL NERVOSISMO scintilla soprattutto nelle prime tappe di pianura, percorse ad alta velocità: nessuno vuole frenare per primo nella lotta per le posizioni e il rischio di cadute è altissimo.
LE MONTAGNE sono attese, quasi invocate per delineare la classifica e ridurre la tensione e i rischi della prima settimana di corsa.
Quando finalmente arrivano le alpi o i pirenei quasi tutti si pentono di averle desiderate, confrontandosi con le dolenti proteste dei muscoli improvvisamente sollecitati dalle salite.
GLI SBALZI DI TEMPERATURA improvvisi, tipici dell' alta montagna, aggiungono fatica e sofferenza al già immane sforzo psico-fisico.
Tutto il corpo è sollecitato al massimo: non solo polmoni, cuore e muscoli, ma anche apparato digerente e reni sono sottoposti ad uno sterss estremo.
LA QUALITA DEL SONNO diventa fondamentale, specie nella seconda metà del Tour.
LA FATICA SI ACCUMULA giorno dopo giorno, e nell' ultima settimana pesa come un macigno sulle spalle dei corridori: è la famosa " scimmia" descritta dai vecchi suiveur del tour de France.
RIPRISTINARE LE SCORTE ENERGETICHE nelle poche ore che separano una tappa dalla successiva diventa sempre piu difficile e determinante ai fini del risultato.
I corridori diventano sempre piu vulnerabili agli agenti esterni: basta un banale mal di pancia o una faringite per compromettere mesi di lavoro.
ARRIVARE A PARIGI! E' la parola d' ordine di chi soffre in coda al gruppo, lottando con il tempo massimo, mentre i migliori sparano le ultime cartucce rimaste per consolidare o migliorare il risultato della classifica finale.
Ma sui CAMPI ELISI davvero vincono tutti i corridori che arrivano a tagliare l' ultimo traguardo
- 5 Luglio 2003 -
Il Prologo
7'30" di sforzo : come in un 3000m nell' atletica leggera sono necessarie doti di resistenza alla velocità e di massima potenza aerobica (VO2max), oltre a capacità di produrre e sopportare elevate concentrazioni di acido lattico.
Il pavè che lastricava quasi la metà dei 6.5 km del prologo di oggi richiedeva inoltre forza e tecnica.
Meno determinanti la soglia anaerobica e le doti di fondo, che sono le qualità prioritarie per vincere il Tour de France.
Grande equilibrio tra gli aspiranti alla vittoria finale, separati da pochi secondi.
Bentornato JAN, benvenuto GILBERTO!
- 6 Luglio 2003 -
I Tappa
Come da copione velocità altissima nel finale leggermente ondulato, troppi corridori vogliono stare davanti, nessuno frena ed ecco la maxicaduta, con relativa montagna di corridori.
Ne fanno le spese anche due uomini di classifica come Hamilton e Leipheimer, che domani non saranno alla partenza della seconda tappa.
Al Tour de France oltre alla gamba ci vuole anche tanta fortuna.
Queste prime tappe "di pianura" non sono affatto piatte in realtà; sono un continuo sali-scendi che allungano e appallano il gruppo costringendo i corridori a frequenti cambi di ritmo, tanto più intensi quanto più gli atleti pedalano nelle posizioni arretrate del gruppo.
La velocità è sempre elevata, specie negli ultimi 30-40km di corsa, e molti corridori arriveranno alle prime montagne già a corto di energie.
- 7 Luglio 2003 -
Cadute al Tour de France
In una corsa a tappe le conseguenze di una caduta possono essere assai più importanti di quello che comunemente si pensa.
Escludendo le lesioni gravi (fratture, traumi cranici) anche una caduta
banale può portare come conseguenza ad atteggiamenti posturali scorretti, con sovraccarico anomalo di muscoli, tendini e articolazioni.
Questo squilibrio è aggravato dagli sforzi giornalieri imposti dalle tappe successive, e tende ad accentuarsi sempre più, potendo ridurre notevolmente il rendimento del corridore, finanche costringendolo al ritiro.
Gli attriti interni muscolo-fasciali e articolari possono aumentare
notevolmente, incrementando il dispendio energetico di alcuni gruppi muscolari, sottoponendo anche le strutture tendinee a superlavoro.
La stessa vascolarizzazione dei muscoli è ridotta a causa della tensione delle fascie che avvolgono le fibre muscolari .
Anche il muscolo diaframma può essere interessato da queste tensioni miofasciali, con compromissione dell' efficienza respiratoria.
Una caduta, anche in apparenza non grave, può essere dunque una vera e propria AGGRESSIONE all'armonia del funzionamento dell' organismo dell' atleta, la quale non va mai sottovalutata e trattata adeguatamente il più precocemente possibile.
- 8 Luglio 2003 -
La Crisi del 3° Giorno
Il terzo o il quarto giorno di una corsa a tappe è spesso un giorno difficile per molti corridori, alle prese con il classico "mal di gambe" e con un generale senso di disagio o di stanchezza.
Questa piccola crisi di solito dura un solo giorno o due al massimo ed è dovuta ad un adattamento (una sorta di OVERREACHING) ai ritmi indiavolati dei primi giorni di corsa.
Le prime tappe del Tour de France non sono mai "di trasferimento": i
percorsi sono assai vallonati, i corridori scalpitano freschi di energie e per buona parte di loro la prima settimana è quella più importante per conquistare successi di tappa poco probabili nella seconda parte del Tour.
PETACCHI , forse, ieri ha avuto la sua piccola crisi del 3° giorno, ma già oggi ha dimostrato di averla superata, eccome! La sua volata vincente in accelerazione è stata impressionante, degna del miglior Cipollini.
- 9 Luglio 2003 -
La Cronosquadre
GIRO d' ITALIA 1984, cronosquadre da Lucca a Pietrasanta, 55km. Francesco Moser, capitano della Gis-TucLu, formidabile e generoso cronoman mette alla frusta i suoi compagni fin dalla partenza con trenate impressionanti.
Ma dopo 15km c'è la salitella del monte di Quiesa, 1.5 km al 6% di pendenza: metà squadra perde le ruote e Moser è costretto ad aspettarli, perdendo oltre 30" e la cronometro (vincerà la Renault-Elf di Fignon).
Oltre alla omogeneità e all' affiatamento tra i corridori il segreto della cronosquadre è la VELOCITA' COSTANTE, che ovviamente deve essere anche alta.
Ogni accelerazione costa cara a tutti i corrridori, specie agli ultimi della fila, che magari hanno appena terminato il proprio turno al comando.
I corridori migliori devono tirare più a lungo dei più deboli, ma non più forte, limitando così le accelerazioni.
La fila singola consente questa tattica assai meglio della doppia fila, che è a mio parere da preferire solo nei tratti molto veloci in discesa o con vento favorevole.
La scelta di una cadenza alta di pedalata (100-110rpm) aiuta a rispondere alle inevitabili accelerazioni, e risparmia le gambe per i giorni successivi.
Anche la distribuzione dello sforzo è determinante in una crono di oltre un’ ora: meglio una partenza prudente, che non metta in difficoltà i corridori all'inizio della gara, lasciando loro il tempo di carburare.
La US Postal di oggi è stata perfetta.
- 10 Luglio 2003 -
Anche oggi una tappa velocissima, su un percorso tuttaltro che pianeggiante, nel primo giorno di caldo estivo.
Fin dalla partenza il plotone allungato in fila indiana, solo nel finale si è un pò calmato nell' attesa della volata, dominata da un Petacchi HORS CATEGORIE.
Ma il corridore che più mi ha impressionato in queste prime tappe è stato MARZIO BRUSEGHIN: le sue trenate in testa al gruppo sono veramente impressionanti per potenza e continuità. Oggi ha tirato davanti al gruppo per ore, e chi sa di ciclismo sa bene cosa significa stare al vento quando la velocità media della tappa è superiore ai 47km/ora.
- 12 Luglio 2003 -
RICHARD VIRENQUE, prodigio di endurance!
Quasi 200km "pancia a terra", in una giornata di caldo africano, con oltre 3000m complessivi da scalare, lo hanno premiato con tappa e maglia gialla.
Sebbene impegnato in 6 ore di sforzo prolungato, Virenque è riuscito a scalare il Col de la Ramaz in 39', con una VAM di 1538 m/h, prestazione di tutto rispetto, considerando la lunghezza della salita e la pendenza media non rilevante (6.9%). Il gruppo di Lance Armstrong invece è giunto al GPM in circa 36 minuti, con una VAM di 1650 m/h.
Come sempre l' impatto con la prima tappa di montagna è risultato più duro del previsto per molti corridori, complice il caldo e il ritmo forsennato delle prime 6 tappe "di pianura".
Davvero il Tour de France in questo è diverso dalle altre grandi corse a tappe.
Freschezza, doti di fondo e di recupero saranno fondamentali nelle prossime due settimane; siamo solo alla 7° tappa!
- 13 Luglio 2003 -
Il caldo padrone del Tour del France.
All' inizio della salita che porta all' Alpe d' Huez il termometro segna 35°C, all' ombra.
Ma i corridori pedalano al sole, e sull' asfalto sicuramente si raggiungono i 40°.
Con queste temperature la termoregolazione diventa determinante; una quantità maggiore di sangue viene dirottata sotto la cute per disperdere più calore sottoforma di sudore, sottraendo ossigeno ai muscoli.
La temperatura corporea tende ad aumentare, potendo raggiungere e superare i 39°C ; se sale oltre, il colpo di calore è in agguato, con esiti anche drammatici.
I corridori più pesanti hanno una superficie corporea ridotta in relazione alla loro massa, e dunque hanno più difficoltà a disperdere calore rispetto ai corridori leggeri.
Le prestazioni risentono pesantemente delle alte temperature: basta ricordare quanto più lente sono le maratone che si corrono con temperature estive rispetto a quelle invernali o primaverili.
Infatti un eccellente IBAN MAJO (VAM di 1735 m/h) ha impiegato 39'05" a scalare l' Alpe d' Huez, 2' più lento del record di Marco Pantani
Assai più lontani Armstrong (VAM di1640 m/h) e il gruppetto dei migliori, che prudentemente si sono controllati a vicenda, evitando di prendere rischi, nell' ottica delle tappe dei prossimi giorni, a cominciare da quella di domani, che, dopo Lautaret e Izoard, di concluderà a Gap, una delle località più calde di Francia.
- 15 Luglio 2003 -
Duro. Brutale. Il ciclismo è così, da sempre.
La sua storia è piena di episodi come quello capitato a Joseba Beloki, a volte con esiti ancora più gravi.
Un piccolo errore, o anche pura e semplice sfortuna e il conto da pagare è salato, tanto da apparire a volte troppo alto.
Ancora più crudele in una corsa a tappe, azzerando il senso di tanta fatica precedente.
Peccato, anche perchè Beloki quest' anno era ancora più forte dell' anno passato, che già lo aveva mostrato molto migliorato rispetto al 2001, soprattutto in salita.
Questo Tour de France sarà ancora esigente e spietato.
Ciò induce prudenza e rispetto da parte dei protagonisti più esperti, consci che ogni leggerezza, errore di valutazione del percorso, delle circostanze o delle proprie capacità costerà caro.
- 18 Luglio 2003 -
La Prima Cronometro
Jan Ullrich finalmente più agile nella cadenza di pedalata: 94 RPM la cadenza media delle 12 misurazioni che ho potuto rilevare lungo il percorso della cronometro di oggi.
Ottima posizione in bici, pedalata piene e potente, Ullrich non ha avuto rivali, lasciando il secondo, Lance Armstrong a 1 minuto e 36 secondi.
Ullrich ha pedalato ad una media 48.2 km/h , mentre Armstrong a 46.9 km/h: questo significa una differenza di potenza di circa il 5%, che non è poco.
La maglia gialla è nettamente calato nella seconda parte del percorso. All’ arrivo presentava evidenti segni di disidratazione, che potrebbero spiegare una performance inferiore alle sue possibilità.
- 19 Luglio 2003 -
Ancora un giorno di caldo infernale al Tour de France.
In queste condizioni è possibile perdere oltre 2 litri di sudore ogni ora, specie in salita.
La capacità massima di assorbire liquidi non va oltre 1litro/ora: il rischio di disidratazione è quindi in agguato.
Una seria disidratazione ha manifestato ieri Lance Armstrong nella cronometro: sicuramente non si è pre-idratato a sufficienza, sia prima che durante il riscaldamento.
Una notte può non essere sufficiente a riequilibrare il deficit idrico, e lo stress cellulare può lasciare segni e ricordi anche più a lungo sulla efficienza metabolica.
L’ acqua infatti è una sorta di “lubrificante” per le funzioni cellulari e per gli attriti muscolari ed articolari.
23’07” il tempo di Jan Ullrich sul Plateau de Bonascre: una VAM di 1701 m/h.
- 20 Luglio 2003 -
Un po’ meno caldo sulle strade del Tour e subito la VAM si alza, a conferma di quanta importanza ha la temperatura sulle prestazioni in salita.
Vinokourov e Mayo hanno scalato i 13 km di Col de Peyresurde in 30’20”, pari ad una VAM di 1800 m/h. Il gruppetto di Ullrich, Armstrong, Basso e Zubeldia in 31’15”, con una VAM corrispondente a 1747 m/h.
Prestazioni di tutto rispetto quindi, se consideriamo che la pendenza media è del 7%. Se la salita fosse stata più ripida, la VAM sarebbe stata ancora più alta: circa 50 m/h per ogni grado di pendenza in più.
- 21 Luglio 2003 -
La scalata verso Luz Ardiden è iniziata da soli 13 minuti quando Armstrong attacca: Ullrich si sfila leggermente, si volta indietro e decide immediatamente di proseguire con il proprio passo, un ottimo passo.
Scarica di adrenalina per Lance, ancora una volta caduto a terra (“Mia la colpa, pedalavo troppo vicino al pubblico”), che subito riaccelera e fa il vuoto rapidamente.
Mancano ancora 20’ di salita.
Armstrong paga leggermente nel finale, a corto di zuccheri: non ha bevuto un solo sorso in tutta la salita.
Sulla montagna precedente, il Tourmalet, lo stesso forcing prolungato lo aveva dettato Ullrich, per i 44’30” della scalata (VAM 1700 m/h) con la sua tipica pedalata piena e potente.
VAM replicata da Lance Armstrong verso Luz-Ardiden: 1740 m/h (35’05” il tempo).
Prestazioni notevoli, per un totale di 1h 20’ di sforzo, che hanno dato ragione ai tanti lavori di fondo svolti nell’ ultimo anno da Armstrong, comunque non ancora ai suoi livelli migliori, dopo una serie infinita di contrattempi e problemi più o meno importanti.
- 23 Luglio 2003 -
1 ora e 23 minuti per letteralmente volare da solo gli ultimi 64 ondulati km della 16° tappa del Tour alla fantastica media di 46.2 km/h.
Dopo essere stato in fuga per 140 km, dei quali oltre 100 da solo, in una tappa che presentava 2500 m di dislivello complessivo, Tyler Hamilton ha firmato una delle imprese atletiche più significative del Tour de France.
Congratulazioni!
- 24 Luglio 2003 -
17'54" per gli ultimi 15 km, da solo, dopo una fuga di 180km in compagnia di altri 9 corridori, alla 17° tappa di un Tour de France tiratissimo.
Ottima posizione in bicicletta, cadenza di 100-105 rpm, SERVAIS KNAVEN è partito come un proiettile a 18 km dal traguardo ed è riuscito a mantenere una velocità superiore ai 50 km/h per oltre 20 minuti.
Gli atleti dotati di fondo e classe sono usciti dai Pirenei in buone
condizioni e sono in grado di esprimere ancora eccellenti prestazioni.
Poco esplosivi appaiono invece i velocisti rimasti in gara, le cui delicate fibre muscolari sono state messe a dura prova dagli sforzi aerobici delle tappe di montagna e dal catabolismo proteico tipico delle corse a tappe di tre settimane.
- 25 Luglio 2003 -
Aspettando la Crono Finale
L' avvento del manubrio da triathlon è stato una delle innovazioni tecniche più importanti nella storia del ciclismo. Solo l' introduzione del cambio di velocità ha portato miglioramenti di prestazione più significativi.
Snobbato all' inizio, si è poi rapidamente imposto dopo la vittoria di Greg Lemond al Tour del 1989.
Il vantaggio della nuova posizione, con i gomiti stretti ed appoggiati sul manubrio, risultò subito enorme: dai 2" ai 3" al km, specie nelle crono più lunghe.
La posizione da triathlon esalta soprattutto quei corridori che,
anatomicamente predisposti, riescono ad "avvolgere" con le spalle il collo e la testa, formando una sorta di uovo.
Evgeni Berzin è stato forse il corridore che, favorito dalla conformazione delle clavicole, dalle spalle strette e mobili, ha ricavato il maggior vantaggio aerodinamico dalla nuova posizione.
Appoggiava le braccia sul manubrio abbastanza alte e proiettate in avanti, con i gomiti stretti, in una postura assai confortevole che gli consentiva una pedalata fluida ed efficace.
Una posizione simile hanno adottato anche Tony Rominger, Miguel Indurain e Lance Armstrong.
I corridori con le spalle più larghe, non riuscendo ad assumere tale posizione, tendono ad abbassare il più possibile l' appoggio delle braccia: Boardman, Olano e lo stesso Ullrich ne sono tipici esempi.
Sicuramente quest' ultima soluzione stressa maggiormente la colonna
vertebrale: fatto rilevante ad inizio-metà Tour de France, assai meno importante a pochi chilometri da Parigi.
- 26 Luglio 2003 -
Per oltre 20 giorni al Tour del Centenario i corridori non avevano preso una goccia di pioggia; puntuale è arrivata, a condizionare pesantemente la cronometro decisiva.
Il percorso, descritto come "facile", velocissimo e con poche curve, si è rivelato una trappola insidiosa, specie per chi ha scelto gomme troppo strette o troppo gonfie, alla ricerca della massima velocità.
Non ci sono stati grandi distacchi, anche perchè a queste velocità (54km/ora) guadagnare 1"-2" al km costa molto di più che a 46 km/ora.
Armstrong, dopo un avvio prudente , ha dato l' impressione di controllare agevolmente un Ullrich impegnato allo spasimo, spesso in punta di sella.
La caduta di Jan e la saggia prudenza di Lance nel finale ci hanno privato del piacere di assistere ad una sfida incertissima fin sul traguardo.
Onore comunque a David Millar, vincitore con merito della crono, e ancora ammirazione per Tyler Hamilton,che ha mostrato un eccezionale recupero dopo lo sforzo di tre giorni orsono.
- 28 Luglio 2003 -
Speciale.
Così mi è sembrata l' edizione del Centenario del Tour de France.
Speciale nel rammentare a tutti cosa è e può essere questa corsa. Sempre uguale e sempre diversa.
Il livello e la preparazione dei partecipanti, già solitamente molto alto, quest' anno è stato veramente impressionante, come confermato dalla media record e da tappe sempre combattute fin dalla partenza.
Il percorso era impegnativo, con tappe lunghe, orientato più verso una competizione di resistenza che di potenza.
Il caldo di quest' estate africana ha fatto il resto, ripresentando a questa generazione di corridori uno scenario di fatica e problematiche a loro poco familiare, ma ben presente nei ricordi dei suiveur del Tour de France.
In questo contesto ogni errore, anche piccolo, sia tecnico che tattico si paga a caro prezzo, ingigantito in misura esponenziale.
Errori ne ha fatti Armstrong, più di uno. Per sua fortuna ne ha fatti anche Ullrich.
Alla fine credo abbia vinto il migliore, pur in una situazione di grande equilibrio, che molto ha stupito ed entusiasmato, ma non così rara nella storia del Tour.