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Qualcosa da Dire

15 Dic 2010

Se è vero che il doping nello sport è un fenomeno da contrastare, è altrettanto vero che il sistema dei controlli antidoping è diventato occasione di interessi economici e di potere, esercitati senza alcuna verifica super partes. 

I test antidoping, sempre più sofisticati, sono di fatto esclusiva pertinenza dei Laboratori accreditati WADA, veri e propri “Compagni di merende” che hanno tutto l’ interesse di sostenersi a vicenda. 
Chi, al di fuori di questo sistema, osa contestare i metodi utilizzati (*) viene immediatamente censurato e criticato da questa ristretta comunità scientifica autoreferenziale. 
* si legga : 
- Delange et Al. : testing for recombinant human erythropoietin. J Appl Physiol 2008; 105 : 395-396. 
- Lundby et Al. : testing for recombinant human Epo in urine: problems associated with current antidoping testing. J Appl Physiol 2008 ; 105 : 417-419. 
- Lippi G. : preanalytical and analytical issues in indirect hematologic testing. J Appl Physiol 2008; 105:1990-1991. 


I test o i metodi antidoping, così come sono applicati e utilizzati, si prestano a rappresentare mezzi di pressione o ricatto nei confronti di atleti, team o Federazioni. 
Questi ultimi sanno benissimo che il “Sistema dei Controlli” se vuole li può “colpire ed affondare” facilmente e in qualsiasi momento. 

L’ utilizzo strumentale, ad orologeria, del Passaporto Biologico, applicato senza regole chiare e definite, ben si presta a intimidire, ricattare, colpire chi non abbassa la testa. 
Per non pensare alla possibilità di contaminare un campione di urina o di sangue, sia nella fase di raccolta-trasporto (aprire un contenitore di plastica e sostituirlo con uno uguale, con lo stesso numero di codice non è così difficile…), sia nella fase analitica, quando questa prevede, come ad esempio nei test anti EPO, oltre 50 passaggi-manipolazioni del campione da analizzare. 
Quando poi la cosiddetta “ controanalisi” viene effettuata solamente nei Laboratori “fratelli” WADA (se non nello stesso Laboratorio), i quali hanno tutto l’ interesse a confermare il risultato del campione A, non può non venire il dubbio che possa accadere qualcosa di strano. 

Effettuare le analisi del campione B in un Laboratorio Indipendente, in contemporanea con il test del campione A effettuato in un Laboratorio WADA, aumenterebbe la trasparenza dei controlli, oltre che frenare una certa esasperazione delle tecniche dei test, che a volte vengono utilizzati senza le necessarie verifiche di attendibilità. 

IL CASO CONTADOR 

- È impensabile che il ciclista numero 1 al mondo, soggetto a possibili controlli TUTTI I GIORNI dell’ anno, dalle 6 del mattino alle 11 di sera, abbia consapevolmente assunto clenbuterolo, una sostanza che rimane rintracciabile per alcuni giorni dopo la assunzione. 

- È inaccettabile che dopo 5 mesi l’ UCI non abbia ancora preso una decisione: o il test è “negativo”, e allora la notizia non doveva uscire dal Laboratorio, o il test è “positivo” e allora il regolamento permette di condannare chi non ha colpe, capro da sacrificare sull’ altare della “Lotta al doping”, a qualsiasi costo. 
La corsa sfrenata alla ricerca di test sempre più sofisticati e sensibili espone di fatto gli atleti ad un maggior rischio di “falsi positivi” o di “positivi non colpevoli”. 

- Perchè il Laboratorio di Colonia ha spinto la sensibilità della ricerca sui test di Contador 200 volte oltre quella raccomandata dalla stessa WADA? 
Non credo che lo stesso trattamento sia stato riservato a tutti i campioni da analizzare, in tutti i Laboratori, in tutti gli sport.

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