Obiettivo: Maglia Rosa
05 Mag 2004
Il Giro del 1993 parte dall’ Isola D’ Elba: una semitappa al mattino e una breve cronometro nel pomeriggio.
Due giorni prima dello start, le squadre sono già radunate sul posto, indaffarate negli ultimi preparativi. Anche io sono lì, al seguito della Mecair-Ballan, la squadra di Moreno Argentin, e come sempre ho con me la mia bici.
Il giorno prima della partenza della corsa, al mattino di buon’ ora, pedalo sulle strade che saranno quelle della semitappa in linea.
Dopo appena 4 km la strada già sale in un bosco: la pendenza non è impossibile, ma la salita è un continuo susseguirsi di curve. La pioggia abbondante della notte e dei giorni precedenti ha reso l’ asfalto umido e scivoloso, e un tappeto di foglie e aghi di pino copre la carreggiata.
La successiva discesa, sempre all’ ombra del bosco, è veramente insidiosa. Altre due salite presentano difficoltà analoghe.
È senz’ altro un avvio difficile e il terreno ideale per un agguato.
Al ritorno in hotel ne parlo con Argentin e con il Direttore Sportivo, Emanuele Bombini.
Moreno, professionista da oltre 10 anni, mai ha indossato la maglia rosa, pur avendo tutte le qualità tecniche per poterlo fare: straordinario cacciatore di classiche e grande finisseur, era salito anche sul podio al Giro dell’ 84, dietro Moser e Fignon.
I grandi favoriti per la vittoria finale del Giro sono tutti concentrati sulla crono del pomeriggio: Indurain, Bugno, Chiappucci, Fondriest provano e riprovano le loro bici speciali sul percorso.
Il mattino della corsa, la sveglia per i corridori della Mecair suona alle 5.30: tutta la squadra esce per un “preriscaldamento” di 40-50 km; poi una breve colazione e la partenza della tappa, prevista alle 9.
Come il giudice abbassa la bandierina il gruppo è già in fila indiana, subito frazionato dalla salita, ma soprattutto dalle insidiose discese.
Molti corridori sorpresi “a freddo” nelle prime ore del mattino sono in difficoltà, ed anche i “grandi” non sono nelle prime posizioni.
Davanti gli scatti si succedono a ripetizione, finchè un gruppetto di 5 corridori si avvantaggia: Argentin è tra loro.
Nelle retrovie il gruppo dei migliori si ricompone in una tregua e in breve i fuggitivi guadagnano terreno.
Il profilo aspro dell’ Isola D’Elba e il vento selezionano impietosamente il gruppetto dei fuggitivi e Argentin si trova solo in testa con quasi 3 minuti di vantaggio.
Negli ultimi 20 km è il grande Indurain a mettere davanti tutta la squadra a tirare a fondo per ridurre il ritardo, che al traguardo sarà di poco inferiore ai 2 minuti.
Argentin conserverà la maglia rosa per oltre una settimana.
Il Giro lo vincerà Indurain.
Anche il prossimo Giro d’ Italia, ne sono sicuro, con il suo percorso nervoso sin dalle primissime tappe, presenterà situazioni ed opportunità che potrebbero consentire a chi saprà sfruttarle con coraggio e fantasia di raccogliere risultati sorprendenti.