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I Miei Record

12 Set 2004

C'è un vecchio quaderno in un cassetto della mia scrivania; la prima pagina titola "I Miei Records". 

Sui fogli, ormai ingialliti, sono annotati dal 1968 i progressi delle mie migliori prestazioni in tutti gli sport che ho praticato. 

Fin da ragazzo, sebbene la mia specialità fosse il mezzofondo (2'32" sui 1000 m , a 17 anni), mi piaceva cimentarmi in tutte le specialità dell' atletica: dai 100 m al lancio del disco, dai 400 hs al salto con l' asta, dal salto triplo alla maratona. 

L' agonismo "trasversale", primeggiare sugli altri, mi dava soddisfazioni, ma quello che mi piaceva di più , allora come oggi, era migliorare le mie prestazioni, anche se di modesto valore. 
Registrare i miei progressi premiava i miei sforzi, proponeva nuovi obiettivi da raggiungere, allargava i miei sogni. 

Anche in altri sport, come il ciclismo e il triathlon, che ho praticato in anni più recenti, le vittorie in gara non mi esaltavano quanto migliorare i miei tempi su circuiti o percorsi che ripetevo a distanza di tempo. 
I progressi della mia VAM in salita o della velocità media in circuiti a cronometro in bici o su percorsi di triathlon sono tutti accuratamente annotati sulle pagine del quaderno, anche se ormai da qualche anno 
mancano aggiornamenti. 
Dovrei iniziarne un altro, "Over 50". 

L' agonismo "longitudinale", rivolto a noi stessi, dovrebbe a mio avviso essere la principale motivazione dello sport amatoriale: ogni miglioramento, anche piccolo, equivarrebbe ad una vittoria. 

In ogni gara, invece di un solo vincitore, ce ne sarebbero numerosi, ed ogni imbroglio o aiuto illecito non avrebbe motivo di esistere. 

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