Soglia Anaerobica: Come Misurarla
02 Dic 2006
Aldo Sassi, noto allenatore di ciclismo, spende molte pagine del suo libro " Dalla parte del ciclismo" per ridefinire il concetto di " soglia anaerobica", per poi alla fine concludere che questa, almeno nella sua definizione classica, non esiste.
Tim Noakes, medico e fisiologo esperto nella valutazione di corridori a piedi e triatleti, nel suo libro "Lore of running" sostiene che la produzione di acido lattico non è in relazione ad una condizione anaerobica nei muscoli, ma è semplicemente espressione del metabolismo dei carboidrati: se cresce l' intensità dello sforzo, più carboidrati sono utilizzati e dunque la concentrazione di lattato aumenta, indipendentemente dall' apporto di ossigeno ai muscoli . (Ma se così fosse, come mai se aumenta la Hb, cala il lattato, per ogni intensità di sforzo?...).
Non intendo impantanarmi in evoluzioni teorico-scientifiche, ma semplicemente ribadire l' utilità e l' importanza di misurare la cd. "soglia anaerobica", o se preferite , di determinare la curva che relaziona
intensità - lattato - frequenza cardiaca.
Ormai da molti anni testo questa relazione su ciclisti di ogni livello e posso confermare che, a mio parere, questa è la misurazione più strettamente relazionata con la prestazione del ciclista su strada.
Essa è indispensabile per adattare le intensità di allenamento ai progressi dell' atleta nella preparazione, ma anche per valutare il livello prestativo raggiunto dal ciclista, essendo la "soglia anaerobica" in stretta relazione col risultato di gara, specie in salita e a cronometro, ma non solo.
Da alcuni anni sono disponibili analizzatori di lattato tascabili, che da una sola goccia di sangue, in pochi secondi, consentono misurazioni accurate e ripetibili ovunque e in qualsiasi momento.
Determinare la relazione intensità dello sforzo - lattato è diventato molto più semplice rispetto al passato, grazie anche ai misuratori di potenza disponibili oggi per i ciclisti.
Personalmente sono solito valutare la "soglia anaerobica" in salita, facendo ripetere più volte, ad intensità via via crescenti, un dislivello di 80-120m, misurando alla fine di ogni tratto, frequenza cardiaca, lattato, tempo impiegato (e dunque VAM), watt medi (se è disponibile un misuratore di potenza).
Un buon professionista di 70kg di peso inizia con circa 300 watt medi nella prima prova, crescendo ogni volta di circa 25 watt, per terminare con 450-500watt nell' ultimo tratto, percorso in modo da raggiungere una concentrazione di lattato sufficientemente elevate ( di solito superiori a 6 mM/l).
Nell' ambito di ciascuna prova l' atleta deve cercare di mantenere una intensità il più costante possibile
(cosa più facile se si possiede un misuratore di potenza).
I dati raccolti consentono di disegnare una curva (di solito esponenziale) potenza (espressa in watt o VAM) - lattato, e una relazione (di solito lineare) potenza - frequenza cardiaca.
Convenzionalmente identifico la "soglia anaerobica" ad un valore di lattato (variabile da atleta ad atleta) attorno alle 4 mM/l, che corrisponderà ad una certa potenza (espressa in watt e/o VAM) e ad una certa frequenza cardiaca.
Ripetendo il test ogni 2-4 settimane si aggiustano le intensità di allenamento e si verificano gli eventuali progressi : se il ciclista a 4 mM/l di lattato sviluppa più watt o una VAM più elevata, la "soglia anaerobica" è migliorata.