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Maratona al Giro 2011

23 Mag 2011

La terza tappa alpina, la 15° in successione dopo Grossglockner e Zoncolan, costringe i primi corridori al traguardo a sette ore e mezza di sforzo, gli ultimi a otto ore e un quarto.
Seimila metri di dislivello, quasi novanta chilometri in salita, per un totale di oltre quattro ore di lotta contro la gravità, hanno trasformato questa tappa in un' ultramaratona, dove il serbatoio conta almeno quanto il motore e dove il risparmio delle energie e la distribuzione dello sforzo diventano cruciali.

Lo sa bene anche il corridore più forte, Contador, che ha saputo trovare lungo la strada diversi alleati, soprattutto spagnoli di altre squadre, che gli hanno fatto risparmiare energie preziose nell’ inseguimento agli attaccanti di giornata e lo hanno aiutato a mantenere alto il ritmo di corsa sul passo Fedaia.

Naturalmente le VAM in salita hanno risentito del dispendio energetico e del progressivo esaurimento delle riserve di glicogeno: 1617 m/h (5.39 w/kg) per il gruppetto dei migliori sul tratto da Malga Ciapela al Fedaia e 1700 m/h (5.66w/kg) per Contador sulla salita finale di Gardeccia, percorsa in 21’50”.
Il giorno prima, sullo Zoncolan, Contador era salito a 1765 m/h (5.88w/kg) per i 41’23” di scalata.

Su queste pendenze estreme (12-15%) le VAM paradossalmente sembrano inferiori a quelle che si ottengono su salite all’ 8-10%: le basse velocità infatti, se da un lato concedono meno alla resistenza dell’ aria, risentono maggiormente delle decelerazioni-accelerazioni ad ogni colpo di pedale in corrispondenza del “punto morto” inferiore, costringendo ad un lavoro supplementare contro la inerzia.
Questo favorisce ulteriormente i corridori leggeri, in un Giro che già vede penalizzati dal percorso atleti di 64-66 kg, rispetto ai colleghi di peso inferiore ai 60 Kg. 

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