Giro 2013 - Parte I
20 Mag 2013
Dopo quasi 1000 km pedalati sotto la pioggia, i corridori cominciano a pagarne il prezzo.
Non solo malattie respiratorie, ma anche affaticamenti muscolari, tendiniti e affezioni dell’ apparato digerente si accaniscono sugli atleti più fragili.
I ciclisti, oltre ai rifornimenti, ingeriscono acqua e fango della strada, che spesso contiene parassiti: non sono rare infezioni da vermi e protozoi, che prosciugano le energie ben oltre la fisiologica stanchezza di una corsa a tappe.
E sono proprio Wiggins e Hesjedal, prototipi assieme a Froome e Gesink dei corridori di ultima generazione la cui fragilità avevo già sottolineato (vedi commento TdF del 24/7/12), i primi a pagare le condizioni meteo con un inevitabile abbandono della corsa rosa.
Fisicamente molto alti e forse troppo magri, sono più esposti al vento e al freddo rispetto ad atleti più compatti e meno tirati.
Ma se tanta pioggia non è usuale in Italia nel mese di maggio, nel ciclismo su strada imprevisti fattori esterni sono sempre da mettere in conto quando si affronta una competizione che dura oltre tre settimane su un percorso estremamente vario e pieno di insidie .
Pur con una sola vera salita affrontata finora (Montasio) i pretendenti alla vittoria finale sembrano già ristretti a due, forse tre corridori con distacchi già significativi nella classifica.
Nibali ha confermato i progressi a cronometro e in salita (6.04 w/kg nei 10.9 km di salita al 7.7% di Montasio), mentre un ritrovato Evans lo tallona da vicino, ma va verificato sulle pendenze più ripide che attendono i corridori.
Uran, brillante in salita, ha già oltre 2 min di ritardo ed è da scoprire la sua attitudine a sopportare gradi e responsabilità da capitano .
Scarponi che ha forse raschiato troppo il “fondo del barile“ nella crono di Saltara, ha ceduto qualcosa sul suo terreno più favorevole, la salita. Se ritroverà freschezza sulle montagne diventa un serio aspirante al podio di Brescia.