Fatica: Fenomeno Periferico o Centrale?
16 Nov 2006
Per quale ragione dopo un certo tempo di sforzo prolungato siamo costretti a rallentare?
Perchè dopo 3, 4 o 5 ore di bici non siamo in grado di ripetere le stesse intensità delle prime 2 ore, nonostante regolari ed appropriati rifornimenti di carboidrati mantengano costante la glicemia?
E' dimostrato che l' esaurimento del glicogeno muscolare costringe l' atleta a ridurre drasticamente l' intensità di sforzo, ma è anche vero che l' assunzione di caffeina (J.Appl.Physiol. 1991;71:2292-2298) o altri stimolanti del sistema nervoso centrale è in grado di ritardare l'insorgere della fatica, consentendo di prolungare l' intensità dello sforzo.
Sembra che la caffeina agisca direttamente sul cervello riducendo la percezione di fatica, mentre pare che non abbia la capacità di accelerare il metabolismo dei grassi, con conseguente risparmio di glicogeno, come si era supposto nel recente passato.
Dunque il cervello agisce come governatore centrale della sensazione di fatica, prima del completo esaurimento delle riserve di glicogeno, con un' azione preventiva-protettiva, al fine di evitare ogni eccesso e possibile danneggiamento.
Alla stessa maniera il cervello reagisce alla ipertermia per prevenire il colpo di calore, o alla ipoglicemia per evitare danni alla sua stessa funzione, attivando il segnale di FATICA.
L' azione del cervello come governatore centrale riduce la massa di fibre muscolari reclutate, con conseguente calo della forza e dunque della intensità dello sforzo.
E' probabile che i grandi atleti, oltre che dotati di grandi capacità periferiche (muscolari, cardio-vascolari, polmonari, efficienza del gesto,ecc), abbiano ridotta questa funzione centrale inibitoria, ritardando così l'insorgenza della percezione di fatica, spostando più in alto i propri limiti.