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Ogni Atleta è Unico

26 Mar 2004

La scienza che studia la fisiologia degli atleti tende ad individuare e mostrare il comportamento metabolico medio degli atleti quando questi affrontano un determinato sforzo. 

Ma la realtà del singolo atleta è sempre diversa da quella degli altri, con un profilo metabolico assolutamente soggettivo. 
Pur di fronte allo stesso evento agonistico, ogni ciclista utilizza il proprio motore in maniera diversa. 

Negli anni ho potuto verificare questa realtà raccogliendo dati su ciclisti di ogni livello, impegnati su diverse salite, percorse in sforzo massimale, tipo cronoscalata.

Restringendo il campo a ciclisti professionisti, di solito utilizzo tre 
salite, di diversa lunghezza, per i miei test. 

Sulla salita di Monzuno, in Italia (4.2km con 390m di dislivello), per tempi di sforzo dai 12' ai 15', con VAM da 1950 a 1560m/h, la concentrazione di acido lattico nel sangue, subito dopo la prova è in media 9.7mM/l. Ma ci sono atleti con 6mM, altri con 14 mM e altri con valori intermedi. 

Lo stesso accade sul Col di S.Agnes, in Francia (6.7km, dislivello 540m) con concentrazioni medie di lattato di 6.7mM, ma con variazioni individuali da 4.8 a 11.3 mM, o sulla salita di Vilaflor, in Spagna (10km, dislivello 750m), con valori medi di 7.2mM e variazioni individuali da 5.3 a 11.7 mM. 

Non c'è relazione tra livello di prestazione e concentrazione di acido 
lattico; cioè non è detto che chi ha il lattato più basso (o più alto) 
ottenga i tempi migliori. 

Ogni atleta si comporta sempre alla stessa maniera, cioè accumula quantità di lattato molto simili ognivolta che affronta la cronoscalata, anche con il passare degli anni o modificando l' allenamento. 

Dunque ci sono ciclisti che affrontano lo sforzo in maniera più aerobica (quelli che hanno il lattato più basso) e altri con un metabolismo anaerobico più sollecitato, cioè con lattato più alto. 
Di solito i corridori "aerobici" sono più dotati per le corse a tappe, 
mentre quelli "anaerobici" sono più competitivi nelle corse di un giorno. 

Ma non è sempre così: nella mia casistica tra gli "anaerobici" ci sono due corridori che hanno vinto il Giro d'Italia e altri due che sono saliti sul podio. 

 

Del resto se è vero che l' acido lattico è mal tollerato dai muscoli, se la velocità del suo smaltimento è elevata, tra uno sforzo e l' altro è riutilizzato come fonte di energia da cuore, fegato e muscoli stessi. 

La emivita dell' acido lattico (cioè il tempo in cui la sua concentrazione si riduce della metà) è in media di 12-15', ma ho verificato tempi di dimezzamento di soli 6' in ciclisti di alto livello. 

Ciò significa che sono sufficienti pochi minuti di discesa, dopo una salita, per smaltire gran parte dell' acido lattico accumulato, riutilizzandolo poi come combustibile per sforzi successivi. 

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