Processi Doping: i Fatti
02 Mag 2011
LE INCHIESTE DOPING SONO DOPATE? I FATTI CHE FORSE NON SAPETE
L'articolo che segue è la prima parte di una serie riguardanti i fatti avvenuti durante il Processo al Dott. Michele Ferrari, terminato nel 2006.
Chi negli ultimi 10-12 anni ha avuto la pazienza di aspettare le conclusioni dei numerosi scandali e processi doping in Italia non può non aver notato la sproporzione tra il clamore delle inchieste, la gravità delle accuse e le risultanze dei processi penali.
Voglio raccontare brevemente alcuni capitoli del mio processo di Bologna (2997/97) che aiutano a capire come sono state svolte le indagini e come si sia protratta per oltre 10 anni una vicenda giudiziaria conclusasi il 22 maggio 2006 con una ASSOLUZIONE.
I fatti riportati non sono “la mia versione dei fatti”, ma sono appunto “FATTI”, così come sono verificabili da tutti nei verbali di indagine e delle udienze del processo
- L' “ABBAGLIO” -
Il reato più grave del mio rinvio a giudizio era relativo all’ art. 444cp: commercio di sostanze alimentari nocive per la salute.
«Perchè distribuiva per il consumo pasticche di Animine, acquistate alla Farmacia Giardini Margherita di Bologna, pericolose alla salute dell’ assuntore in quanto contenenti densità di caffeina pari a 3.5 caffè espressi ciascuna».«La caffeina è una sostanza alimentare.»
Essendo il reato più grave tra quelli attribuitemi, questo ha fatto sì che il mio processo si sia svolto a Bologna, con il PM Giovanni Spinosa, invece che nella sua sede naturale, Ferrara.
Fonte di prova la fotocopia di una “prescrizione”, senza data, senza destinatario, senza la mia firma, riportante la dicitura:
Farmacia Giardini Margherita
Dott. Guendalini
Animine
2c 40’ prima della gara.
Questo documento apparentemente ha costituito la notizia di reato che ha determinato la apertura dell’ indagine penale sulla mia persona.
Questa fotocopia, di cui non è stato possible rintracciare l’originale, era stata consegnata al Maresciallo dei NAS di Firenze Enrico Ostili, da Alessandro Donati nel gennaio 1997.
Donati dichiarò a Ostili che il documento gli era stato dato da un cicloamatore di Tivoli, il quale a sua volta lo aveva ricevuto da un altro cicloamatore.
In dibattimento al processo Donati disse che si era confuso e che la fotocopia gli era stata consegnata dall’ avvocato Camilli, della Procura Antidoping del CONI.
Ma il problema non è tanto la dubbia origine e il percorso tortuoso di un documento mai verificato, o l’ esistenza di un commercio mai riscontrato, ma l’ essenza stessa del reato “pericoloso per la salute“.
ANIMINE è un prodotto da banco Belga, contenente 200mg di un sale di caffeina (naphtylacetato sodico di caffeina) per compressa.
Nell’ ipotesi dell’ Accusa 2c = 400mg di caffeina = 7 caffè espressi = pericolo per la salute.
Immaginate la espressione “sorpresa” del PM Dott. Spinosa e del Giudice dott. Passarini
nell’ ascoltare in udienza al processo la deposizione del Perito Tecnico, nominato dall’ accusa stessa, dott. Morselli il quale certificava che il contenuto in caffeina di un confetto di Animine era di 70mg … (meno di una Redbull, poco più di una Coca Cola ).
Ovviamente l’ ipotesi di reato fu subito accantonata, con malcelato imbarazzo, senza chiedere scusa, nè spiegazioni a chi aveva formulato una ipotesi accusatoria senza verificarla.
- GLI “ASTERISCHI” -
Poichè nelle perquisizioni del 12/8/1998 disposte dal PM Dott Spinosa presso il mio studio e abitazione i NAS non trovarono ciò che cercavano (EPO, HGH, IGF-1, testosterone, DHEA, anabolizzanti, Animine, ecc), decisero di sequestrare le “cartelle cliniche“ dei miei atleti, che riportavano test, programmi di allenamento ed esami di laboratorio.
Siccome gli allenamenti più significativi erano contrassegnati con asterischi, le indagini, orchestrate dal maresciallo Ostili si orientarono verso un significato : * = assunzione di dostanza doping.
Questa interpretazione originava dalle confuse e poco verosimili dichiarazioni rese da Fabrizio Convalle alla Procura di Lucca il 24/1/1997: «nel 1992 il Dott. Ferrari mi consegnò 10 FIALE anonime…che dovevo sommistrarmi, via intramuscolo, dopo aver compiuto 50 km di allenamenti contrassegnati tramite un asterisco».
«Feci una decina di punture, circa una al giorno…malgrado la cura assunta in quella stagione non vinsi alcuna corsa.»
Si trattava infatti di un medicinale omeopatico (Vis – Heel fiale) destinato a rinforzare le difese immunitarie nell’ imminenza del Giro d’ Italia del 1992.
La convocazione di Convalle alla Procura di Lucca era conseguenza di un articolo della Gazzetta dello Sport del 28/12/96 dal titolo : “ Sì ho fatto uso di EPO. Clamorosa denuncia di Convalle, ex corridore che accusa lo sponsor Fanini e il medico Ferrari”.
A tal proposito, in udienza al processo, Convalle dichiarerà: «non ho mai detto che ho fatto uso di EPO… io ho querelato la Gazzetta, perchè non ho detto quelle cose lì»... «Loro l’ hanno pubblicato come hanno voluto loro».
Il maresciallo Ostili riconvocò Convalle il 7/4/97: le FIALE diventarono «in totale circa 20… e il contenuto andava iniettato per via sottocutanea», somministrazione più compatibile con l’ ipotesi che le fiale contenessero EPO.
Il maresciallo Ostili convocò una terza volta Convalle il 2/10/97: le fiale erano diventate FLACONCINI (l’ EPO in fiale infatti non esisteva) descritti accuratamente: «alti 2-3 cm e con chiusura in alluminio; non ricordo bene se il gommino sovrastante era di colore rosso… Il Dott . Ferrari mi diede 20 flaconcini IN TUTTO…e ne appuntava la assunzione tramite un asterisco sulle tabelle di allenamento.»
Un anno dopo, il 2 ottobre 1998 sempre il Maresciallo Capo Enrico Ostili riconvocava Convalle, il quale consegnava diversi fogli di tabelle di allenamento e dichiarava della consegna di 20 flaconcini in tutto, da iniettare sottopelle con delle siringhe da insulina e da conservare in frigorifero.
I fogli riportavano gli allenamenti da effettuare in giorni successivi. Gli allenamenti più impegnativi erano contrassegnati da un *; a fondo pagina era chiaramente scritto: “Vigoplus (maltodestrine) 1-3 buste dopo allenamento * “.
Al processo, nel 2002, Convalle, rispondendo ad una specifica domanda del Giudice, ribadisce che «ad ogni asterisco corrispondeva un flaconcino», che nel frattempo erano diventati «30 in tutto»; alla verifica che in totale gli asterischi sui fogli sono oltre 60… risponde «il dott Ferrari me ne consegnava 10 alla volta».
Viene fatto notare che i fogli riportano un test a Ferrara, seguito da un secondo test dopo 15 giorni circa: tra i due test ci sono 25 asterischi, dunque in base alle sue affermazioni il Dott. Ferrari gli avrebbe dovuto consegnare 25 fiale tutte in una volta…
Lascio a voi le considerazioni sulla testimonianza di Convalle, che è risultata determinante nella costruzione dell’ ipotesi accusatoria * = doping.
La deposizione in udienza al processo del maresciallo Ostili su come erano state iniziate e condotte le indagini sul mio conto fu caratterizzata da una abbondante sudorazione e da decine di «Non ricordo».
Il Maresciallo Capo Enrico Ostili è stata la vera mente operativa di tutte le indagini, che fin dall’ inizio ha seguito, indirizzato e ravvivato quando rischiavano di vanificarsi.
Come nota di cronaca a margine ricordo che il 21/3/2010 il maresciallo Ostili è stato arrestato con le accuse di corruzione, falso e abuso di ufficio, nell’ ambito di un inchiesta della Procura di Prato .
Nel corso del dibattimento TUTTI i ciclisti ascoltati come testimoni (tranne Filippo Simeoni nella veste di testimone accusato di reati connessi al doping) hanno confermato che gli * indicavano la assunzione di integratori perfettamente leciti: maltodestrine, aminoacidi, vitamine.
Anche il Giudice alla fine del dibattimento ammette che non è possible attribuire un significato certo agli asterischi.
- IL BLITZ AL TROFEO LAIGUEGLIA -
Il 16 febbraio 1999 il PM Giovanni Spinosa si presentava sorridente, in perfetta tenuta da ciclista al raduno di partenza della corsa, circondato dalla curiosità di cronisti e corridori.
Immediatamente dopo l’ arrivo, sei corridori da me assistiti furono accerchiati da giornalisti e telecamere e presto trasferiti nella caserma di Alassio per essere interrogati, come “persone informate sui fatti”.
Mentre cinque di loro dichiarano che gli asterischi sono indicazione di vitamine e aminoacidi e vengono congedati più o meno rapidamente, Gianluca Bortolami viene trattenuto a lungo.
Bortolami corre per la Festina, squadra francese coinvolta drammaticamente nello scandalo del Tour de France dell’ estate precedente, con i corridori trattati assai “rudemente“ dai gendarmi francesi.
Bortolami, interrogato dal solito maresciallo Ostili, viene congedato solo dopo aver sottoscritto che "gli asterischi erano una proposta di EPO, che lui però non aveva accettato."
Contemporaneamente al Blitz all’ arrivo della corsa, sono soggetto ad una seconda perquisizione nel mio studio e abitazione: cercavano farmaci, documenti nascosti e addirittura “bunker” segreti e telecamere. Naturalmente nulla è stato trovato.
Il giorno dopo alcuni giornali già scrivono di "EPO, asterischi ed ammissioni da parte di almeno un corridore“.
Nel corso del processo Bortolami, sotto giuramento, dichiarerà al Giudice: «ad Alassio, appena passata la linea di arrivo, ci siamo trovati in mezzo a giornalisti e carabinieri… sono stato preso e interrogato… dopo 4 ore mi sono trovato in una situazione in cui o dicevo quello o non sarei uscito da quella stanza…sono stato costretto a dire in quella maniera per uscire di lì».«Gli asterischi non corrispondevano a proposte di EPO, ma erano indicazione di assunzione di integratori.»
- FILIPPO SIMEONI -
Ho visto per la prima volta Simeoni nel novembre 1996, l’ ultima nel luglio 97.
Lo indirizzò a me Davide Boifava, direttore della sua squadra (Asics) e in passato della Carrera.
Boifava mi disse che “aveva accolto Simeoni come un figlio fin da quando era dilettante, ospitandolo a lungo in quel di Brescia e che era convinto che il suo potenziale atletico fosse cresciuto naturalmente”.
Come vedremo, Simeoni già allora gli aveva raccontato qualche bugia…
Nel nostro primo incontro Simeoni mi mostra i suoi ultimi esami del sangue eseguiti il 9/11/96, una settimana prima del nostro incontro: Hct a 50.2, ferritina a 1200.
Allarmato da un così alto valore di ferritina gli consiglio di iscriversi all’ AVIS e di fare un paio di donazioni di sangue durante l’ inverno.
Nel gennaio '97, grazie a due donazioni di sangue il suo Hct è sceso a 40.5 e la ferritina a 700. Nei mesi successivi, recuperate le due donazioni, il suo Hct oscilla tra 44 e 47.
Simeoni non mi parla di un suo precedente uso di doping, confermando indirettamente quanto mi aveva detto Boifava.
Durante la stagione successiva il suo rendimento in competizione è appena discreto: alla partenza del Giro del '97 il suo Hct è 42.5 (controllo ufficiale UCI). Sarà costretto al ritiro alla 12° tappa per una tendinite.
Non soddisfatto del suo rendimento, interrompe la sua collaborazione con me poco dopo.
L’ 8 marzo 1999, tre settimane dopo il blitz di Laigueglia, Simeoni, come altri miei assistiti, viene interrogato dai NAS e ripete la “formuletta” sottoscritta da Bortolami ad Alassio: il Dott. Ferrari contrassegnava con asterischi la proposta di assunzione di Andriol e EPO, proposta cui «io non ho aderito, per paura degli effetti collaterali».
Rapidamente congedato, torna a casa tranquillo, ma non sa quello che sta per arrivare...
Il 29 giugno riceve un mandato di perquisizione nella sua abitazione di Sezze, su disposizione del PM Soprani di Ferrara, che indagava sul filone Conconi-CONI.
Gli sequestrano 31 confezioni di medicinali, alcuni di provenienza ospedaliera, e otto agende personali, dove erano annotate le terapie dopanti cui si era sottoposto, fin dal 1992:
- Winstrol (stanozololo , anabolizzante)
- Oxandrolone (anabolizzante)
- Andriol (testosterone)
- Profasi (gonadotropina corionica)
- Lutrelef (gonadotropina)
- Bentelan (cortisone)
- EPO (202000 U nel solo 1996)
- HGH (ormone della crescita)
Il tutto organizzato in numerosi cicli strutturati e sofisticati, ripetuti per anni, ben prima del rapporto con il dott. Ferrari.
Convocato dal maresciallo Ostili il 12 luglio 1999, si dichiara «sorpreso per il decreto di perquisizione, viste le dichiarazioni rese l’ 8 marzo»…
Ribadisce le accuse nei miei confronti, in particolare: * = Andriol da assumere dopo “allenamenti duri”.
Ma nella sua agenda '97 del periodo “Ferrari” non è mai comparso Andriol, a differenza degli anni precedenti dove chiaramente era indicata la assunzione di ”Andriol dopo allenamenti duri”.
Nella sua deposizione al processo nel 2002, afferma “che era a conoscenza che l’ Andriol era rintracciabile ai controlli antidoping per due – tre giorni dopo l’ assunzione”.
Questo contrasta con gli asterischi riportati sul mio programma di allenamento dopo il Giro dell’ Etna* e il Trofeo Pantalica*, gare disputate in due giorni consecutivi, il 2 e 3 marzo 1997: se * = Andriol, una eventuale assunzione a meno di 24 ore da un probabile controllo antidoping non è plausibile.
Negli interrogatori del 12 e 15/7/99, innanzi al Maresciallo Ostili e al PM Soprani, rivela di essere stato iniziato all’ uso di doping e di EPO in particolare da un altro medico, col quale ha mantenuto contatti anche durante il periodo in cui era assistito dal dott. Ferrari.
Dichiara inoltre che nel 1995, al primo anno da professionista «non ho fatto uso di EPO per dare l’ impressione di un potenziale atletico costituito tutto naturalmente: in una parola non volevo sputtanarmi»… (con buona pace di Boifava.).
Aggiunge che decise di interrompere il rapporto col Dott. Ferrari perchè “non mi trattava farmacologicamente con la stessa efficacia con cui trattava altri atleti”.
Nelle agende degli anni successivi al “periodo Ferrari”, relative al 1998 e 1999, ricompaiono chiaramente EPO e GH, con valori di Hct di 51.4, 52.2, 51.5 e sono indicate assunzioni di EPO durante il Tour de France del 1998.
In data 8/10/01, alcuni mesi prima della sua deposizione al Processo, Simeoni viene convocato alla Procura Antidoping del CONI: dichiara che non intende rispondere o confermare fatti da cui possa emergere la sua responsabilità penale o disciplinare, mentre si rende disponibile a domande attinenti responsabilità di terzi.
Conferma le dichiarazioni rese agli Investigatori, ribadisce che il Dott. Ferrari non gli ha mai consegnato sostanze dopanti e che non intende rispondere sulla sua effettiva assunzione di sostanze doping.
La Procura Antidoping, grazie alla collaborazione fornita, squalifica Simeoni per tre mesi, scontati nei mesi di novembre, dicembre, gennaio, periodo in cui non ci sono competizioni…
Simeoni al processo celebrato nel 2002 non è un “teste puro”, ma viene ascoltato nella veste di testimone indagato in reati connessi al doping: ricettazione (per i farmaci di provenienza ospedaliera) e favoreggiamento(per essersi rifiutato di rivelare chi gli procurava i farmaci dopanti).
Pertanto le sue accuse dovevano essere confermate da riscontri rilevanti, oggettivi e pertinenti, che francamente nel processo sono mancati.
Dei procedimenti penali a suo carico non si è più saputo nulla.
Continua…